Il ministro degli Esteri russo spiega come sia necessario superare la politica anti russa della presidenza Obama
di Fabrizio Dragosei e Paolo Valentino
Sergej Lavrov (LaPresse)
«Noi siamo pronti a percorrere la nostra parte di cammino per riportare i rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti in una direzione stabile. Partiamo dal presupposto che nel mondo contemporaneo la tutela della stabilità strategica e della sicurezza e la soluzione efficace dei problemi chiave della modernità dipendano molto dai nostri due Paesi».Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov arriva oggi in Italia, per partecipare al Med2016, il forum sul Mediterraneo organizzato dalla Farnesina e dall’Ispi che si apre questo pomeriggio a Roma. In margine ai lavori, Lavrov avrà anche colloqui bilaterali con il capo della nostra diplomazia, Paolo Gentiloni. Alla vigilia del suo viaggio, il ministro russo ha concesso un’intervista esclusiva al nostro giornale.
E’ vero che avete dato una mano a Donald Trump nella campagna elettorale, come vi accusano i democratici americani?
«Sono stati i cittadini americani ad “aiutare” Donald Trump a diventare presidente con il voto dell’8 novembre. Come più volte dichiarato dal presidente Putin, noi non abbiamo mai cercato di influenzare la campagna elettorale poiché partiamo dal presupposto che si tratti di un affare interno degli Stati Uniti. Se qualcuno ha cercato di interferire, quelli sono gli alleati degli americani. Andatevi a rileggere quello che hanno detto e scritto di Trump molti leader europei prima del voto. Per quanto riguarda le favole sugli “hacker russi” e le altre accuse rivolte al nostro indirizzo, sono veramente venute a noia. È sintomatico che gli autori di tali insinuazioni che alla vigilia del voto hanno istigato le paranoie russofobe in USA, ora si siano chiusi nel più completo mutismo. Nessuna delle annunciate “prove” di ingerenza nel processo elettorale è mai stata presentata né alla comunità americana né a quella mondiale. Si conferma così ulteriormente che tutta questa storia viene dal mondo delle favole ed è stata messa in giro per obiettivi politici di corto respiro».
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